I diritti sono immuni ai cambiamenti sociali e politici? Alcune riflessioni sulla Convenzione di Istanbul
- by Segreteria ADGI
- 11 apr 2021
Circa 10 anni fa, l'11 maggio 2011 la Convenzione di Istanbul (entrata in vigore il 1° agosto 2014), è stata presentata per le firme dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa e da allora 12 Paesi hanno firmato senza ratificarla (tra questi Armenia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Repubblica Moldova, Ucraina e Regno Unito), 34 Paesi l'hanno firmata, ratificata e fatta rispettare, tra questi ultimi la Turchia fu la prima il 12 marzo 2012 (https://www.coe.int/it/web/conventions/full-list/-/conventions/treaty/210/signatures).
Altri si sono rifiutati di firmarla, come Russia e Azerbaigian.
Tra febbraio e maggio del 2020 la Slovacchia e l’Ungheria di Orban hanno rifiutato definitivamente di ratificare la Convezione, denunciandone il carattere a loro avviso ideologico. La scorsa estate la Polonia ha dichiarato ufficialmente l’intenzione di ritirare la propria ratifica.
Il filo conduttore che accompagna questo pericoloso trend è un preoccupante ritorno al conservatorismo ideologico, quello che si contrappone allo sviluppo, al progresso culturale ed umano e, quindi, al riconoscimento dei diritti fondamentali di uguaglianza, libertà e protezione.
I Paesi che oggi stanno facendo "marcia indietro" su questi diritti fondamentali, hanno tutti intrapreso una strada ideologica molto chiara e che fa leva sulla demonizzazione dell' "altro da sé"(ad esempio per l'orientamento politico non allineato a quello governativo o per l'orientamento sessuale considerato "libertino" e non conforme ai principi dettati dai fondamentalismi religiosi), sulla mancata protezione del più debole e sulla strumentalizzazione di ruoli culturalmente superati come quello che vede la donna come "costola" dell'uomo che deve essere votata alla cura familiare e sottomessa, anche se ciò comporta subire violenza fisica e psicologica.
Perché è questo che significa, in termini pratici, un passo indietro così importante rispetto ad una normativa vincolante che avrebbe consentito di rendere effettiva e cogente la tutela nei confronti delle donne, contro ogni violenza.
In questi giorni si è molto parlato della Turchia come caso emblematico (anche perché la convenzione porta paradossalmente il nome di una delle sue città più importanti), ma in realtà l'ondata regressista sta travolgendo molti Paesi intorno a noi, ricordandoci che nessun diritto deve darsi per scontato e l'attenzione ai fatti politici, alle evoluzioni sociali e culturali non deve mai abbassarsi.
I diritti sono una conquista e non bisogna mai darli per scontati. Il lavoro verso la consapevolezza (l'unica strada verso il consolidamento dei diritti fondamentali) deve correre su un doppio binario: da una parte lo stato democratico e sociale e, dall'altra, l'accrescimento e lo sviluppo culturale in un'ottica di uguaglianza formale e, soprattutto, sostanziale.